Chi era davvero Pitagora? Forse una figura leggendaria, dotata di fascino apollineo e virtù celesti, consacrata fin dalla giovinezza alla repressione degli istinti, al controllo delle passioni, al perseguimento di una saggezza eterna e immanente, destinato ad essere venerato come un dio dai greci e osannato dal suo stesso maestro Talete per il precocissimo talento spirituale?

Era dunque un’icona di bellezza e sapienza, un messia alla stregua del Cristo e del Buddha, un profondo conoscitore dell’animo umano, indefesso studente delle dottrine esoteriche? Era forse un matematico, un atleta, un geometra, un poeta, un architetto, un botanico, un veggente, un alchimista, un filosofo? Avrebbe studiato le dottrine dei Gimnofisti di Meroe, le pratiche dei Magi di Ecbatana, la dimensione panica dei Druidi nella foresta di Carnuti, la scienza braminica indiana e la misteriosa religione etrusca? Sarebbe stato iniziato ai misteri dei santuari siriani di Tiros e di Biblos, si sarebbe isolato in meditazione nel santuario fenicio del Monte Carmelo e avrebbe trascorso più di vent’anni nei tre templi di Memfi al cospetto dei più grandi occultisti egiziani? Fu vicino a Numa Pompilio e condusse gli ambasciatori della repubblica di Roma a Cartagine, in Sardegna, in Corsica, a Marsiglia? Avrebbe fondato la sua scuola a Crotona, permettendone l’accesso solo a pochi eletti?

Fu ognuna di queste cose o addirittura, come sostengono alcuni studiosi del XIX secolo, Pitagora non sarebbe mai esistito e la sua figura, circonfusa nell’ombra, sarebbe rimasta avvolta nel mistero proprio perché inconsistente? Luigi Alessio si domanda tutto ciò nella monografia dedicata al “Samio dai lunghi capelli”, proponendosi di riscoprirne la vita presentandocela alla luce di una prospettiva quadrangolare: la vita secondo la leggenda, la vita secondo i documenti, l’analisi dei precetti dottrinari pitagorici e l’influsso esercitato dal mito sui secoli a venire.

Un’indagine che prende le mosse dalla scarsità d’informazioni circa la vita di Pitagora, spesso contraddittorie e alterate, parecchio approssimative e difficilmente verificabili: le difficoltà relative alle fonti suggeriscono all’autore un metodo di lavoro svincolato da approcci edulcoranti o romanzati, portandolo a osare una ricostruzione originale, scevra da compromessi fantasiosi e poco credibili. Al contempo, come spiegato nell’introduzione, lo scrittore si vieta di calcare le orme della ricostruzione storica tout-court, all’insegna dell’erudizione e della sterile precisione cronologica, cercando invece di mescolare la cura per il dettaglio alla precisissima ricerca filologica in un amalgama godibile e accattivante, frutto dello stile fresco e veloce che accompagna il dipanarsi della misteriosa matassa pitagorica.

Come esplicitato dall’autore, la difficoltà primaria consiste nel provare l’esistenza di Pitagora, affatto scontata: Aristotele, una delle possibili autorevoli fonti, non ne fa mai il nome e critici moderni, quali Tennemann, Vieland, Zeller, Haine, aderiscono alla tesi per cui Pitagora non sia altro che un nome, un’immagine, un’icona attorno alla quale si sarebbero adunati, nel corso dei secoli, i risultati di antichi congressi sapienziali. Pitagora, dunque, come Omero, per molti studiosi non sarebbe altro che un ologramma, uno specchietto per le allodole, complice l’assoluta irreperibilità di opere autografe dello stesso.

Alessio non è dello stesso avviso e ritiene che in quel nome si celi una figura mastodontica: umanista ante litteram, scienziato e mistico impareggiabile, sintesi vivente della cultura greca oltre che di quella egiziana e indiana, fenomeno iniziatico in grado di cogliere i profondi insegnamenti contenuti nei misteri orfici ed eleusini e di fonderli con le dottrine religiose orientali, Pitagora è figura geniale e innovativa capace di residuare l’essenza degli arcani tramandata a pochi eletti all’interno di una teoria viva, efficace ed eterogenea.
Lo dimostra il fatto che il pensiero pitagorico è confluito nel suo omonimo platonico, nella scuola alessandrina e in quella cristiana, dando non a una singola comunità, ma all’umanità nel suo complesso un immane contributo scientifico, culturale e religioso.

Alessio sposa la tesi di studiosi quali Augusto Laugel, per cui la critica dovrebbe chinare il capo e rendere omaggio a Pitagora anziché criticarne l’operato e smontarne il pensiero con presunte illazioni circa gli aspetti esoterici e metafisici della scuola di Crotona. Per l’autore Pitagora è punto un messaggero di armonia, latore di verità razionali come di misteri ineffabili, e l’intento di questa monografia è quello di mostrarne gli aspetti essenziali, confutando i dubbi grazie alla capacità analitica dell’autore mai esagerata e sempre tendente alla ricostruzione del vero.