A diciassette anni, all’alba di un giorno di primavera del 1919, ricoperto di stracci e senza un centesimo, Luigi Alessio parte per unirsi a D’Annunzio e ai suoi legionari sulle rive dell’Adriatico, nella città di Fiume.

Il 12 settembre 1919 poco più di 2’500 uomini raggiungono la città contesa tra il Regno d’Italia e quello di Jugoslavia, con lo scopo di occuparla e annetterla al primo. Nonostante il successo dannunziano, il Trattato di Rapallo sancì l’indipendenza di Fiume e causò scontri tra i ribelli guidati dal poeta pesarese e l’esercito italiano, con il conseguente sgombero dei legionari.

Dell’esperienza fiumana non si hanno che poche, flebili, tracce ne In grigio e nero e in un altro manoscritto, introvabile, Le stelle del Carnaro: «Per la prima volta il respiro è libero, t’han dato un pagliericcio, c’è il rancio che nessuno ti rinfaccia… E nell’aria vibra quella sensazione di avventura, di esistenza allo sbaraglio che per te – prigioniero fino a ieri – ha un tale fascino!». Presto però quella sensazione quasi onirica di libertà ed evasione evapora, lasciando posto al rientro.

Ad attenderlo vi è finalmente l’amore. Quello di una cugina più grande, Caterina Ingaramo, la donna insieme alla quale deciderà di mettere radici e ricominciare da zero. Ma il cuore si è ormai indurito, la scorza si è rafforzata e Alessio è pronto ad affrontare prove ben più dure di quella buia, isolata, infanzia nell’abisso.